Biglietto blu

biglietto blu romanzo distopico
Biglietto blu di Sophie Mackintosh
Traduzione di Norman Gobetti
Einaudi Editore
304 pagine

Ho aspettato con trepidazione questo libro, preso in prestito grazie alla Biblioteca, perché aveva tutte le premesse per diventare uno dei miei libri preferiti ma, forse proprio per questo, ne sono rimasta delusa.

Calla vive in un luogo e in un tempo dove le ragazze, al momento del menarca, devono partecipare ad una lotteria: verrà loro assegnato un biglietto, blu oppure bianco, che determinerà il loro futuro.

Incipit:

Cominciò con l’assegnazione della sorte, i nostri corpi biglie dentro un flipper. Era l’anno delle adolescenze simultanee, quando le ragazze cominciavano a svenire e a diventare alte.

Sophie Mackintosh, Biglietto blu

Il biglietto bianco le destina ad una vita da madri e mogli, quello blu invece significa una vita senza figli, dedicata alla carriera e al “divertimento”. In ogni caso, le ragazze vengono subito allontanate dalle loro case e dovranno dimostrare di potersela cavare da sole (particolare che mi ha lasciata perplessa).

Calla è una biglietto blu che decide, o quantomeno prova l’impulso, di diventare madre e sfidare il sistema nonostante non sappia praticamente nulla sulla gravidanza e sui bambini.

Inizia così la sua fuga verso un fantomatico confine oltre al quale potrà vivere libera con il/la bambino/a che aspetta.

Lungo la strada incontrerà altre donne in fuga come lei, qualcuna biglietto blu, ma anche una biglietto bianco. Perché in fondo non è detto che essere una biglietto bianco sia la cosa migliore. Indubbiamente la cosa migliore sarebbe poter decidere.

C’è poi naturalmente una disparità di trattamento tra uomini e donne; gli uomini possono divertirsi quanto vogliono con le biglietto blu e scegliere poi di metter su famiglia con le biglietto bianco, senza ripercussioni.

Le donne sono destinate ad essere quello che dice il biglietto che portano al collo, nulla più. Forse per riscattarsi da questa cosa, Calla non chiama mai per nome gli uomini della sua vita: il medico A ed il “fidanzato” R, non hanno nome, solo una lettera. Le donne invece hanno tutte una loro identità.

La storia è intrigante, ma il modo in cui viene raccontata, in prima persona, mi è parso piatto, grigio, uniforme. Come se Calla non avesse emozioni e non fosse pienamente coinvolta in ciò che le accade, se non forse verso la fine del romanzo. Il fatto che i dialoghi siano scritti senza virgolette, inglobati nella narrazione, non ha aiutato.

Una lettura che offre di certo spunti di riflessione ma che mi ha lasciata con tante domande e con un finale un po’ deludente.

Aspetto con ansia qualcuno che mi faccia cambiare idea.

Mi è piaciuto:

Nova aprì la bocca e strillò. I suoi polmoni erano fenomenali. Una sveglia che squillava nell’aria, annunciando che era viva. Benissimo, le dissi. Fa’ questo rumore e non smettere di farlo per tutta la vita. È la tua voce. È la cosa migliore che hai.

Sophie Mackintosh, Biglietto blu

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