Il corpo in cui sono nata

Il corpo in cui sono nata
Il corpo in cui sono nata di Guadalupe Nettel
Traduzione di Federica Niola
La nuova frontiera
192 pagine

Sapete cosa significa “elefante nella stanza”? È un’espressione utilizzata per indicare una verità o un problema che, pur essendo molto evidenti, vengono ignorati o minimizzati. Ecco, Il corpo in cui sono nata di Guadalupe Nettel è stato il mio elefante nella stanza tra le letture di marzo. L’ho finito diversi giorni fa ma ho aspettato a parlarne perché volevo che maturasse un po’ dentro di me. Volevo, in qualche modo, dargli una seconda possibilità.

Avevo aspettative altissime, “La figlia unica” della stessa autrice mi aveva stregato, eppure questa volta non c’è stata la magia. Guadalupe Nettel scrive benissimo, la traduzione è altrettanto curata, ma non sono riuscita ad andare in profondità.

Con l’espediente di una seduta di psicoterapia, la protagonista racconta l’infanzia e l’adolescenza, vissute tra il Messico e la Francia degli anni ’70.

Incipit

Sono nata con un neo bianco, che altri chiamano voglia, sulla cornea dell’occhio destro. Sarebbe stata una cosa del tutto irrilevante se la macchia in questione non si fosse trovata nel bel mezzo dell’iride, cioè proprio sulla pupilla, da dove la luce penetra fino al fondo del cervello.

Guadalupe Nettel, Il corpo in cui sono nata

Nata con un neo bianco sulla cornea, costretta a portare un grosso cerotto per diverso tempo in vista di una possibile operazione una volta adulta, la protagonista cresce isolata e incompresa in un mondo sfuocato.

Circondata dai genitori libertini, a dir poco distratti ed egoriferiti e da una nonna estremamente bigotta, proverà a crearsi un mondo tutto suo e a trovare la propria strada. Tentativi che non le risulteranno per nulla facili anche a causa del continuo cambio delle figure di riferimento che dovrebbero essere gli adulti e dei diversi ambienti in cui vivrà.

Ho davvero apprezzato molto la scrittura, che arriva sempre al punto senza scadere in banalità. Ho sentito netto l’invito all’introspezione ma nonostante tutto non sono riuscita a entrare a pieno nella testa e nel cuore della protagonista.

So per esperienza che quando una lettura mi risulta così frenante nonostante la scrittura sia impeccabile, significa che va a toccare nervi scoperti. Sicuramente proverò a rileggerlo; per ora è un tiepido sì, ma mi aspettavo di più.

Mi è piaciuto

Finalmente, dopo un lungo periplo, mi ero decisa ad abitare il corpo in cui ero nata, con tutte le sue particolarità. In fin dei conti era l’unica cosa che mi apparteneva e mi vincolava in modo tangibile al mondo, e insieme mi consentiva di distinguermene.

Guadalupe Nettel, Il corpo in cui sono nata

Curiosità

Il romanzo era già stato pubblicato da Einaudi nel 2014. Dal 2018 La nuova frontiera ha dato nuovamente visibilità a questa autrice messicana, pubblicandone racconti e romanzi già famosi in Messico.

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