La vita davanti a sé

La vita davanti a sé
La vita davanti a sé di Romain Gary
Traduzione di Giovanni Bogliolo
Neri Pozza Editore
214 pagine

Ho aspettato a parlare de La vita davanti a sé sul blog perché volevo avere anche i pareri di tutti i membri del gruppo di lettura. Potrà suonare banale, ma spesso mi accorgo di quanto sia arricchente vedere le cose anche da altri punti di vista. Può succedere che addirittura io mi chieda “Ma abbiamo letto lo stesso libro?” e mi stupisce sempre accorgermi di quanto la scrittura di un autore possa sembrare diversa a seconda del lettore. Insomma, “Ogni lettore, quando legge, legge se stesso” è una grande verità.

Grazie quindi al confronto con gli altri sono riuscita ad arricchire il mio punto di vista, inizialmente non così favorevole, su questo romanzo.

Sono stata messa a dura prova da Romain Gary, che è un grandissimo autore (se non avete letto Gli aquiloni recuperatelo), la storia non mi sembrava scorrere. Chi racconta è Momò, un bambino arabo che vive alla periferia di Parigi, e lo fa attraverso parole e modi di dire tutti suoi, con un linguaggio a volte confuso come lo sanno essere i pensieri.

Incipit

Per prima cosa vi posso dire che abitavo al sesto piano senza ascensore e che per Madame Rosa, con tutti quei chili che si portava addosso e con due gambe sole, questa era una vera e propria ragione di vita quotidiana, con tutte le preoccupazioni e gli affanni.

Romain Gary, La vita davanti a sé

Momò vive con altri bambini nella periferia di Parigi, ospiti di Madame Rosa, ex prostituta di origini ebree. Sono tutti figli di prostitute, lasciati in affido più o meno temporaneamente alla collega, ormai vecchia e malata.

Pur circondato da tanti personaggi ai margini della società, che in qualche modo fanno famiglia, Madame Rosa è l’unica figura di riferimento per Momò e per il rimestio di emozioni che non riesce a definire e incanalare.

Come per Il treno dei bambini, mi sono trovata a leggere un racconto visto dagli occhi di un bambino, ma questa volta ho faticato a entrare nella storia e nel flusso dei pensieri di questo piccolo già un po’ adulto.

Indubbiamente lo sguardo di Momò abbraccia molti aspetti della vita e delle vicende umane trattandoli in modo originale. Ed è qui che sono intervenuti gli sguardi di altri miei compagni di lettura. Sotto il primo strato, ci sono tanti temi che appaiono quanto mai attuali, pur essendo il libro pubblicato nel 1975.

Gary porta il lettore a riflettere sulla questione dell’immigrazione, su chi viene lasciato ai margini e non ha nemmeno un’opportunità per cambiare la propria vita, pur avendola ancora tutta davanti a sé come Momò. Le religioni e le “razze”, ciascuna isolata nella propria comunità, che però riescono a contaminarsi in qualche modo. I traumi lasciati da chi ha vissuto una guerra.

Non ultimi, e decisamente contemporanei, il tema della maternità ed il concetto di famiglia, che possono essere ben diversi da ciò che riteniamo normale ma contenere comunque grandi sentimenti, forse anche più profondi e radicati di quelli creati dai legami di sangue.

La vita davanti a sé è un piccolo grande libro, bisogna solo imparare il linguaggio di Momò per poterlo apprezzare fino in fondo.

Incipit

Per molto tempo non ho saputo che ero arabo perché non c’era nessuno che mi insultava.

Ho notato spesso che la gente riesce a credere a quello che dice, le serve per vivere.

Romain Gary, La vita davanti a sé

Curiosità

Il libro è stato scritto sotto lo pseudonimo di Émile Ajar, cosa che ha permesso a Romain Gary di vincere due volte il Premio Goncourt, che non può essere assegnato ad uno stesso autore due volte. Gary ha quindi vinto con Le radici del cielo e poi con La vita davanti a sé.

Nel 2020 Edoardo Ponti ha diretto un film ispirato a questo romanzo, ambientandolo nel presente, con Sophia Loren nel ruolo di Madame Rosa. Il film è disponibile su Netflix.

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