Memoria delle mie puttane allegre

Memoria delle mie puttane allegre di Carlotta Vagnoli
Marsilio Editore
148 pagine

Memoria delle mie puttane allegre è un’altra, bellissima, conseguenza della mia visita al Salone del Libro di Torino. Ho infatti partecipato all’incontro con Carlotta Vagnoli e mi ha incuriosita più di quanto già non fossi prima della partenza.

Il titolo si rifà a Memoria delle mie puttane tristi di Gabriel Garcìa Márquez. Non solo il titolo, ma tutto il libro è un confronto tra le opere (soprattutto i personaggi femminili) di Márquez e le donne che abitano o hanno abitato Marina di Castagneto Carducci, dov’è cresciuta Carlotta Vagnoli.

Anche la natura è una delle protagoniste: la pineta che circonda Marina è paragonata alla giungla che isola Macondo in Cent’anni di solitudine. Da questo parallelismo si snoda tutta la narrazione.

Incipit

Il primo segnale che mi fa capire che sto arrivando a casa è la vista della linea continua dei cipressi che, perpendicolare al mare, connette l’Aurelia vecchia al paese di Bolgheri.

Carlotta Vagnoli, Memoria delle mie puttane allegre

In 148 pagine ho trovato un vero e proprio inno ai luoghi e alla famiglia d’origine dell’autrice, soprattutto alle donne che la compongono o l’hanno composta. Ci sono storie che ritornano ciclicamente attraverso le generazioni, come quella della nonna Iselda, vittima del marito Luigi “che le impediva di uscire di casa oltre lo stretto necessario” e quella di Carlotta Vagnoli, vittima a sua volta di violenza domestica.

La differenza è che, come è sano che sia, ogni generazione è un setaccio e Vagnoli ha fatto tesoro dell’esperienza famigliare e ha rotto questo ciclo ben prima di nonna Iselda.

All’interno di Memoria delle mie puttane allegre ci sono naturalmente anche un’analisi e una critica al patriarcato e alla religione cattolica. Scrivo “naturalmente” perché seguendo Carlotta Vagnoli sui social conosco i temi che le stanno a cuore e dei quali è esperta.

Patriarcato che non è semplicemente “nemico” delle donne, ma un sistema sociale che provoca danni a tutti poiché non rispetta le singolarità degli individui, incasellandoli in ruoli predefiniti e rigidi, senza sfumature, uomini o donne che siano.

Mi è servito leggere questo libro per capire quanto invece sia importante saper comprendere il linguaggio dell’altro, possibilmente senza pregiudizi e cercando di tenere in considerazione la cultura di provenienza, che ci condiziona più di quanto possiamo pensare. Per me è un viaggio che è iniziato qualche anno fa, quando ho letto Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti e ho capito quanto il mio modo di vedere il mondo, me stessa e la mia vita fosse influenzato dalla società in cui sono cresciuta. Quanto avrei voluto leggerlo durante l’adolescenza!

Memoria delle mie puttane allegre è esercizio di scrittura intelligente e colto, che apre la porta non solo ad alcune riflessioni sui diversi temi trattati ma anche ad approcciare la letteratura di Márquez, cosa che sicuramente farò (“Quindi il mio monito è uno soltanto, rileggiamo Márquez, perché ci aveva già spiegato tutto.”).

Cosa mi è piaciuto

Mi chiedo come si possa ancora oggi avere un’idea dei ruoli sociali così monolitica da cancellare del tutto le inclinazioni che rendono uniche le persone, condizionate anche dall’ambiente a cui si trovano esposte e dal modo in cui sono state cresciute.

Dove trovarlo

Online lo potete trovare su ibs oppure su Libri da Asporto.

In libreria potete chiedere a La libreria del lago.

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