Una trappola d’aria

Copertina di Una trappola d'aria
Una trappola d’aria di Giuseppe Festa
Longanesi
320 pagine

Avete mai letto un thriller nordico scritto da un autore italiano? Una trappola d’aria potrebbe essere la scelta giusta per questo mix tra Italia e Norvegia.

Ambientato nelle Isole Lofoten, questo libro porta con sé anche un po’ di Italia, grazie alla presenza di Valentina, ricercatrice esperta di animali marini che si trova a collaborare con Marcus, ispettore di polizia dal passato traumatico.

Con un’impostazione piuttosto classica, Giuseppe Festa porta il lettore nelle vite di Marcus, del collega e amico Ailo e di Valentina, coinvolti in un’indagine su un serial killer che pare colpire le persone violente con gli animali, come cacciatori, bracconieri o balenieri.

Legionari per la terra, così si facevano chiamare. A causa loro, gli ultimi giorni di navigazione erano stati un inferno. Avevano inseguito la Pequod con quel maledetto gommone, senza sosta, come squali sulla scia del sangue.

Giuseppe Festa, Una trappola d’aria

Non conoscevo Giuseppe Festa prima di questa lettura, ma è un autore per ragazzi molto apprezzato, esperto conoscitore del nord Europa e della natura, e questo si percepisce. I paesaggi sono vividi, parte integrante della storia, e anche grazie a loro la lettura scorre bene.

Inoltre, l’avanzare delle indagini e l’aumento degli omicidi sono intervallati dalle vecchie pagine del diario di una bambina sconosciuta; sta al lettore capire se e in che modo passato e presente si intrecciano.

Senza svelare troppo, la storia secondo me prende un bel ritmo quando Ailo si trova coinvolto in prima persona in uno dei casi e quindi Marcus metterà da parte i suoi problemi personali e proverà a trovare il colpevole a qualsiasi costo.

In un ambiente così selvaggio come quello delle Isole Lofoten, è stato molto strano per me accettare che i protagonisti non avessero i cellulari. Inizialmente ho pensato che il 1995, anno in cui è ambientata la storia, non fosse poi così lontano nel tempo, eppure la tecnologia è cambiata tantissimo; in molte scene mi sono ritrovata a pensare “Chiamalo! Telefona!” senza rendermi conto che non era possibile.

Una trappola d’aria è davvero un buon thriller, caricato forse da un’aspettativa fuorviante in quarta di copertina che mi aveva fatto pensare a tutt’altra storia.

Share this content:

Commento all'articolo

You May Have Missed

Privacy Policy