Il tempo di tornare a casa

Il tempo di tornare a casa
Il tempo di tornare a casa di Matteo Bussola
Einaudi Editore
167 pagine

Ho avuto il piacere di assistere alla presentazione dell’ultimo libro di Matteo Bussola grazie alla serata organizzata da Daniela de La Libreria del Lago. Non sapevo quasi nulla della trama eppure sapevo di andare a colpo sicuro (quasi come con Paolo Cognetti).

Il tempo di tornare a casa, in libreria dal 23 novembre, inizia con uno scrittore che perde il treno e deve aspettare tre ore prima di poter prendere il successivo, e poter quindi tornare a casa.

Incipit

Entriamo nel mondo lasciando qualcuno.

Abbandoniamo il respiro di nostra madre, il battito del suo cuore, la certezza del suo ventre. Il calore del suo sangue.

Andiamo incontro alle braccia sconosciute di nostro padre, ai suoi occhi increduli. Seguirà l’incognita di altre voci, altri odori, altri sguardi, altre stanze.

Matteo Bussola, Il tempo di tornare a casa

Quante persone passano in una stazione in tre ore? Parecchie. Cosa sappiamo di loro? Praticamente nulla.

Per fortuna Matteo Bussola, complici forse le innumerevoli stazioni che ha frequentato, riesce a cogliere ciò che a quasi tutti sfugge.

Nel lasso di tempo in cui lo scrittore è costretto a restare in stazione, il lettore ha modo di scoprire tante storie. Ogni capitolo è un racconto, ma proseguendo nella lettura ci si accorge che tutti, in qualche modo, sono legati tra loro, oltre ad essere contenuti all’interno della stazione stessa.

Di certo, come sempre nei romanzi di Matteo Bussola, in ogni singola pagina sono riportati i sentimenti, i dubbi, i pensieri che attraversano i personaggi e i lettori. Nel fare questo si dimostra una persona, oltre che un autore, realmente empatica.

Romanzo corale o raccolta di racconti, non sono certa in quale definizione possa rientrare. Di certo ho trovato una lettura scorrevole, commovente e che aiuta a riflettere. Con estrema semplicità (ma mai con banalità) mi ha aiutata a capire che in fondo ciò vediamo non è quasi mai la realtà, o quantomeno è solo la nostra realtà. Che ciò che proviamo a trasmettere, può essere frainteso. Che comunicare costa una fatica enorme, quasi pari a quella richiesta per guardarsi dentro e nonostante tutto bisogna provare a farlo, sempre.

Se avrete occasione di partecipare ad una serata con Matteo Bussola, fatelo, ne varrà la pena! Ascoltare il mondo raccontato da lui dà tanta speranza.

Se invece acquisterete o prenderete in prestito il libro, vi rivelo che i miei racconti preferiti sono quelli di Renato e Simone. Menzione speciale anche a Giulio e Claudia, insieme al loro cunèl, che occupano anche la copertina del libro.

Mi è piaciuto

Credo voglia solo dire che ognuno di noi ha determinati comportamenti che riconosce come amore. E tutto ciò che è fuori da quella frequenza non lo registra. Tipo: lei si sente amata se la inviti fuori a cena e le fai trovare l’anello nella torta, tu invece la porti a mangiare un panino con la mortazza e poi le regali un criceto perché per te non esiste nulla di più bello che regalare cose vive. Non c’è possibilità di incontro.

Matteo Bussola, Il tempo di tornare a casa

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