La cattiva strada

La cattiva strada
La cattiva strada di Paola Barbato
Piemme
310 pagine

Resto sempre stupita dal ritmo e dall’apparente facilità con cui Paola Barbato sforna storie. Nell’ultimo anno ho letto tre dei suoi romanzi, compreso La cattiva strada, e ho imparato ad apprezzarne la scrittura, unica nel panorama italiano.

Anche in questo caso è riuscita a trasportarmi, con pochissimi elementi, in un mondo parallelo che mi ha fagocitata fino all’ultima pagina.

Goisciua (si scrive come si legge) è un giovane uomo che “si lascia vivere”, un mediocre senza ambizioni, un eterno tredicenne che per mantenersi trasporta cose, cose illegali, con il suo Doblò bianco.

Incipit

Era andato tutto bene finché il pacco non aveva iniziato a sgocciolare.

Paola Barbato, La cattiva strada

Per capire meglio questo libro secondo me è necessario leggerlo liberi dalle aspettative che generalmente abbiamo nei confronti un thriller. Durante la presentazione organizzata da La libreria del lago, Paola Barbato è stata chiara nel precisare che era ed è sua intenzione esplorare strade nuove ed evitare di ripetere trame già viste: obiettivo centrato.

Mi sono ritrovata tra le mani una storia basata apparentemente su niente: un’autostrada, un Doblò bianco ed un giovane corriere della droga senza particolari doti.

Durante un viaggio notturno Giosciua commette però l’errore di aprire la scatola che sta trasportando e da quel momento non smetterà mai di guidare, per fuggire da qualcosa o qualcuno che lo sta inseguendo. Percorrerà l’autostrada A14 in tutte le direzioni per cercare di salvarsi e di salvare le uniche persone che considera amiche: Tariq e Irene, dipendenti di due autogrill che l’uomo frequenta spesso.

Nonostante non ci siano quasi mai spazi chiusi, il senso di oppressione è tangibile; non si riesce ad uscire dall’autostrada, dalle situazioni e nemmeno dalla testa di Giosciua, tanto che ad un certo punto della lettura mi sono chiesta se stesse succedendo veramente o fosse solamente tutta una sua paranoia.

Quando entra nella narrazione Irene, barista all’Autogrill e amore decisamente platonico e immaturo (come del resto è il protagonista) di Giosciua, si riescono ad avere due differenti punti di vista e quindi a farsi un’idea più precisa degli eventi.

Il terzo sguardo viene dato, a capitoli alterni, dagli occhi delle telecamere, che sono una parte fondamentale della ricostruzione fatta poi dai poliziotti.

Su queste basi, tratteggiare al meglio i personaggi è indispensabile, e Paola Barbato lo sa fare benissimo. Non esistono degli eroi stereotipati, ma individui sempre psicologicamente complessi e sfumati, che hanno paura, vanno nel panico, non sanno mai bene cosa fare. È probabilmente questa la chiave di lettura da adottare: in quali altre occasioni ci ritroveremmo a tifare per un inetto come Giosciua?

Mi è piaciuto

Per tutta la vita aveva avuto l’impressione di essere troppo lento, di arrivare dopo alle cose, in ritardo. Adesso invece la situazione si capovolgeva, perché improvvisamente era il tempo a rallentare e lui a sentirsi un passo avanti, i sensi ipertesi, ogni percezione ampliata.

Paola Barbato, La cattiva strada

Dove trovarlo

Online lo potete trovare su ibs oppure su Libri da Asporto.

In libreria potete chiedere a La libreria del lago.

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