Niente di vero

Niente di vero
Niente di vero di Veronica Raimo
163 pagine
Einaudi Editore

“Non giudicare un libro dalla copertina” è una delle frasi che più ci si sente ripetere nella vita, mi chiedo invece se dal titolo sia permesso.

Ho iniziato Niente di vero senza troppe informazioni, se non quelle date dalla trama; per fortuna a pagina 30 mi sono ricordata del titolo, a cui ho dato una doppia chiave di lettura.

Pensando a “Niente di vero”, letterale, mi sono chiesta se la narratrice stesse un po’ giocando con il lettore e anche con il proprio passato, rimodellando alcuni ricordi e alcuni aneddoti in modo da renderli di più di ciò che sono stati. Più crudi, più sensazionali, più scandalosi. Un po’ come una bambina che vuole provocare una reazione negli adulti (certi episodi li avrei del tutto evitati).

Ma ciascuno gestisce e rielabora la storia a modo suo, probabilmente gli altri personaggi, interpellati, restituirebbero un diverso punto di vista.

“Vero” è anche il diminutivo di Veronica, un bel gioco di parole che confonde ancora di più: c’è qualcosa della sua storia in queste pagine? Tutto? Niente?

Incipit

Quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è finita, si dice. In realtà la famiglia se la caverà alla grande, come è sempre stato dall’alba dei tempi, mentre sarà lo scrittore a fare una brutta fine nel tentativo disperato di uccidere madri, padri e fratelli, per poi ritrovarseli inesorabilmente vivi.

Veronica Raimo, Niente di vero

Veronica racconta in prima persona della sua famiglia e di se stessa rivivendo alcuni episodi dell’infanzia, dell’adolescenza e dell’età adulta.

I capitoli di questo romanzo, finalista al Premio Strega 2022, sono brevissimi e la scrittura è senza filtri, non edulcorata, composta da frasi che sembrano quasi buttate lì a caso anche se spesso nascondono sentimenti profondi.

Ho avuto la sensazione che, raccontando della propria vita e di quella della sua famiglia, Veronica volesse in qualche modo pareggiare i conti, scendere a patti con gli atteggiamenti ipocondriaci del padre e l’oppressione e la richiesta di attenzioni della madre, il perenne confronto con il fratello, le amicizie mancate. Dietro all’ironia si nascondono indubbiamente una ricerca di sé e il volersi togliere un bel mucchietto di sassolini dalle scarpe.

Che ogni generazione sia un setaccio, mi ha detto una volta la psicologa, e in questo caso sicuramente Raimo ha fatto una bella cernita.

Mi ha ricordato Il corpo in cui sono nata, per il racconto come uno sfogo in prima persona, e per certi versi anche Lessico famigliare (so di non essere l’unica a cui ha fatto questo effetto), anche se a mio parere non è altrettanto riuscito.

Mi è piaciuto

A volte mio fratello tradisce Dio con Freud. Va in analisi da parecchi anni. Io sfrutto la sua assiduità per fare terapia gratis. Mi piace farmi interpretare i sogni. Li invento apposta per sentirne la spiegazione.

Veronica Raimo, Niente di vero

Dove trovarlo

Online lo potete trovare su ibs oppure su Libri da Asporto.

In libreria potete chiedere a La libreria del lago.

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