L’acqua del lago non è mai dolce

L'acqua del lago non è mai dolce
L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito
Bompiani
297 pagine – 9 ore e 16 minuti di ascolto

Cosa rende un libro bello o interessante? La trama, l’intreccio, la scrittura, tutto l’insieme, non lo so. So che L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito non mi è particolarmente piaciuto e non racconta di certo una storia facile o felice da assimilare.

Eppure.

Ho trovato talmente tanti spunti di riflessione che ho voglia di parlarne, di confrontarmi con il gruppo di lettura al prossimo incontro, di capire quali delle mie corde abbia toccato e perché.

Gaia (il nome non è stato di buon auspicio per questo personaggio) racconta in prima persona la sua storia e quella della sua famiglia, del rapporto con la madre, figura ingombrante, e della periferia e della provincia romana.

Incipit

Tutte le vite iniziano con una donna e così anche la mia, una donna con i capelli rossi che entra in una stanza e ha addosso un completo di lino, l’ha tirato fuori dall’armadio per l’occasione, se l’è comprato al banco di Porta Portese, il banco buono dei vestiti di marca ribassati, non quelli da poche lire, ma quelli con sopra il cartello: PREZZI VARI.

Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce

Inizialmente il fulcro della storia sembra essere lo stato di indigenza in cui vivono Gaia e la sua famiglia, disagiata e dimenticata da tutti nel seminterrato di una palazzina di periferia.

Antonia, la madre, è caparbia e lotta ferocemente contro il sistema, trascinando con sé i figli ed il marito invalido. È a tutti gli effetti la capofamiglia, l’unica a lavorare e a gestire i pochissimi soldi che ci sono. Fa letteralmente di tutto per tirare avanti e crescere quattro figli, destreggiandosi tra la burocrazia italiana ed il sistema che certamente non aiutano.

Lo fa anche sbagliando, sicuramente, ma penso sia stato il personaggio con cui io sia riuscita in qualche modo a empatizzare: lucida, consapevole, con l’unica colpa di cercare il proprio riscatto attraverso Gaia.

“Mentre a molti gli errori vengono condonati, a noi no. Se sbagli in basso paghi il doppio, non hai rete di protezione, non hai conoscenze, non hai i soldi per pagarti l’assoluzione.”

Quando finalmente Antonia riesce a portare tutta la famiglia in provincia, sul lago di Bracciano, Gaia è un’adolescente e poi una giovane adulta a dir poco irrequieta e tormentata. Appartiene alla mia generazione quindi ho potuto capire a pieno il periodo storico in cui è cresciuta ma non sono riuscita ad andare oltre.

A differenza di sua madre, ho trovato Gaia completamente incapace di stare al mondo, di avere una vita propria, dei sentimenti, di creare dei legami diversi da quello tossico con Antonia. Le amicizie mai apprezzate, l’egocentrismo al limite della follia. Passa dall’apparire quasi anestetizzata ad esplodere e, se pure Antonia non tiene in considerazione le esigenze altrui, quantomeno cerca di tendere al meglio. Gaia invece non evolve, non muta, è piena di risentimento.

Racconta episodi, anche violenti, in modo asettico e senza conseguenze. Questa staticità unita, nella seconda parte del romanzo, a continui e lunghi elenchi, snocciolati quasi con superficialità hanno reso la lettura lenta e pesante.

C’è tanta rabbia in questa storia, c’è anche un tentativo di denuncia sociale, ma non ho trovato alcun tipo di evoluzione del personaggio e sono rimasta con l’amaro in bocca una volta girata l’ultima pagina.

Ultima nota: un po’ l’ho letto e in gran parte l’ho ascoltato su Storytel, interpretazione ottima.

Leggilo se: cerchi una sfida.

Mi è piaciuto

In più non sono tagliata per le amicizie, non ne capisco le dinamiche, le incomprensioni, non so quando bisogna rispondere, quando rimanere in disparte, non posso invitarle a casa mia, non ho nessuno che riesca ad accompagnarmi da loro.

Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce

Dove trovarlo

Online lo potete trovare su ibs, Libraccio oppure su Libri da Asporto.

In libreria potete chiedere a La libreria del lago.

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