Accabadora

Accabadora Michela Murgia
Accabadora di Michela Murgia
Einaudi Editore
166 pagine – 4 ore e 37 minuti di ascolto

Accabadora di Michela Murgia mi è capitato per caso tra le mani (o tra le orecchie, visto che l’ho ascoltato su Storytel) ed è stato protagonista di una delle tappe della mia Dungeon of Readers (su Instagram tutte le informazioni).

La cosa che più mi ha convinta è stato il fatto di poter ascoltare la storia direttamente dalla voce dell’autrice; come per Divorzio di velluto, credo che non solo il linguaggio utilizzato ma anche l’inflessione e l’accento contribuiscano di molto a far entrare il lettore in una storia che è ben radicata al territorio in cui è ambientata.

In questo caso si tratta del piccolo borgo di Soreni, nella Sardegna degli anni ‘50, dove gli abitanti quasi non parlano italiano e tantomeno si sentono cittadini di una nazione che sta al di là del mare.

Incipit

Fillus de anima.

È così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell’anima di Bonaria Urrai.

Michela Murgia, Accabadora

Michela Murgia, che seguo spesso online ma di cui ho letto poco, ha scritto questo libro nel 2009, vincendo poi il Premio Campiello l’anno successivo. Nonostante l’ambientazione sia nel passato ho trovato i temi trattati decisamente attuali, a partire dal titolo.

Dopo aver cercato la definizione di accabadora ho riflettuto sul tema dell’eutanasia, questione ancora ampiamente dibattuta oggi, che coinvolge Tzia Bonaria in prima persona. È proprio lei l’accabadora, cioè colei che finisce, che pone fine a quelle vite che non sono più tali. La società intera ne riconosce il valore, non ci sono dubbi sulla sua opera, che viene prestata solo dietro richiesta da parte del malato (o della famiglia) e solo quando non resti altro da fare.

Ho letto che l’effettiva esistenza di questa figura è sul confine tra realtà e leggenda, ma a me piace credere che sia esistita.

Maria invece, fill’e anima di Tzia Bonaria e protagonista del romanzo, dovrà scendere a patti con il ruolo che la madre adottiva ricopre e di cui la ragazza non era a conoscenza.

Si intreccia quindi un secondo spunto di riflessione, quello sui legami di sangue e la genitorialità. Maria è l’ultima di quattro figlie femmine, cosa che significa essere un enorme peso per la famiglia, soprattutto se il padre non c’è più.

La madre biologica è quindi ben contenta di affidarla a Tzia Bonaria che può provvedere senza difficoltà a crescere ed istruire la bambina. Non esiste una formalizzazione di questo patto, semplicemente le due donne si accordano e nessuno, interno o esterno alla famiglia, avrà da ridire se a tempo debito Maria erediterà i beni di Bonaria Urrai.

Il personaggio di Maria quindi subisce una profonda trasformazione, da bambina abituata ad essere considerata (e a considerarsi) l’ultima, cresce, evolve e impara a prendersi i propri spazi. Lungo il percorso stringe anche altri legami, come quello con Andrìa, amico d’infanzia, e con Mosè, un cane che non sarebbe dovuto sopravvivere.

Con il tempo si rafforza anche il rapporto con Tzia Bonaria, fino a quando le strade delle due si dividono. Maria, dall’alto delle convinzioni di gioventù, si emancipa allontanandosi fisicamente da casa, ma il richiamo della terra e della famiglia sarà inevitabile.

È vero che spesso per capire e rielaborare la propria vita ed i rapporti con gli altri è necessario guardarli da lontano, con un po’ di distacco anche fisico.

Michela Murgia racconta di luoghi e tradizioni che evidentemente conosce e porta alla luce molte tematiche su cui riflettere. L’insegnamento più grande, anche se può sembrare banale, è quello della frase che più mi è piaciuta: “Non dire mai di questa acqua non berrò”, racchiude tutta l’imprevedibilità della vita e la precarietà delle certezze di ognuno.

Mi è piaciuto

Non dire mai di questa acqua non berrò.

Michela Murgia, Accabadora

Dove trovarlo

Online lo potete trovare su ibs oppure su Libri da Asporto.

In libreria potete chiedere a La libreria del lago.

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