Scripta manent

Thriller italiano
Scripta manent di Paola Barbato
Edito Piemme
409 pagine

Le mie letture di agosto sono iniziate con Scripta Manent, un thriller tutto italiano, che ho trovato positivamente scomodo.

Ho avuto la possibilità di acquistarlo, autografato e con una bellissima dedica, durante una presentazione organizzata da Daniela de La Libreria del Lago (uno dei miei siti amici).

Dopo aver ascoltato Paola Barbato raccontare di come nascono i suoi personaggi e di ciò che li caratterizza, non ho potuto resistere e ho voluto scoprire come si sono conosciuti Letizia e Flavio, già protagonisti de L’ultimo ospite.

Come sempre, l’autrice ha strutturato una trama avvincente e originale, con tanti personaggi di spessore, impedendomi di fatto di abbandonare la lettura se non per cause di forza maggiore quali nutrirmi, dormire e andare a lavorare.

Incipit

Uno scritto non è nessuno.

Le sue parole sono più grandi di lui, si fissano nella memoria a oscurarne il nome, la faccia, tutto. Ha due soli modi per essere più famoso di ciò che crea: scrivere e poi morire in maniera eclatante oppure vivere in maniera eclatante e poi scrivere.

Paola Barbato, Scripta manent

Corrado De Angelis e Roberto Palmieri, scrittori agli opposti per genere e personalità, sono costretti dalle rispettive case editrici a pubblicare i loro romanzi nella stessa data, in modo da sfidarsi in tempo reale sul numero di copie vendute.

Dopo una accesa serata come ospiti in tv, De Angelis scompare mentre Palmieri non ricorda dove abbia passato le 24 ore precedenti.
Inizia quindi la caccia al rapitore, che nel frattempo riuscirà a colpire altre volte ispirandosi proprio ai thriller di De Angelis (il potere della lettura!).

Letizia, assistente di De Angelis, emerge in modo prepotente con due personalità ben distinte. Per buona parte della storia l’ho odiata, poi ho capito che non la digerivo perché in certi atteggiamenti paranoici mi ci rivedevo e anche perché è totalmente fuori controllo, diversa da qualsiasi altro personaggio mai letto. Ma è proprio grazie a questo che riesce a mantenersi sulla stessa frequenza del rapitore e a risolvere il caso.

Tra le righe, ma non troppo, ho trovato un’attenta analisi del mondo editoriale e di quanto le apparenze ingannino non poco.
Barbato è bravissima a descrivere anche il punto di vista dei “cattivi”, rendendoli molto umani (tranne Bambolino, odiato fino alla fine).

Un thriller sicuramente riuscito, e non avevo dubbi, con il pregio di avermi fatta emozionare in tutte le scene.

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